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L’occhio del critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese sull’ultimo saggio di M. Donato Cosco “Alda Merini – Da Gerico a Dio” Ursini Edizioni

Mentre Pordenonelegge, e un bagno di folla accoglie Pippo Baudo, Paolo Battaglia La Terra Borgese scrive del libro di Mario Donato Cosco, tra armonia e follia «Quando ho incontrato il dolore, anziché farmene annientare, ho deciso

Paolo Battaglia La Terra Borgese
Mentre Pordenonelegge, e un bagno di folla accoglie Pippo Baudo, Paolo Battaglia La Terra Borgese scrive del libro di Mario Donato Cosco, tra armonia e follia

«Quando ho incontrato il dolore, anziché farmene annientare, ho deciso di cantarlo. Con queste profonde parole della Poetessa, che per certi versi sono un verso che provoca un’intensa eccitazione, Mario Donato Cosco riecheggia sentitamente dal vero centro dei motivi meriniani e con intenso sforzo intellettuale avvia questa seria fatica letteraria offrendo nuovi quesiti per la società: ciò che il vero scrittore è chiamato a fare.

Un lavoro, quello di Cosco, che certamente è necessario a placare dubbi, a superare incredulità, a vincere ignoranze, a soddisfare ansia di conoscenze; un impegno al quale potrà assegnarsi un altro merito ancora: quello di sgorgare limpido dall’animo, espressione – non alterata da addomesticature interessate – di convinzioni maturate in un fermento di fede non maculata da transazioni o da compromessi.

Sarebbe incosciente, imprudenza offrirsi a Mario Donato Cosco interpretando “Alda Merini – Da Gerico a Dio” ove il lettore non si proponesse un ben modesto intento: creare la propria opinione ed aprire la strada a coloro che meglio e più possano illuminarla.

Nei punti centrali dell’opera Cosco sembra suggerire che l’Io può raggiungere la fede anche con la purezza del suo libero ragionamento? Nella galleria di poesie meriniane selezionate da Cosco c’è tutta l’esperienza manicomiale della ‘pazza’ della porta accanto, quella signora così malamente apostrofata che, sola, trova un punto di equilibrio esclusivamente dentro si sé, nei propri versi letterari intrisi di spiritualità pura ma non scevra – c’è da aggiungere – di trascurata religiosità dogmatica se pur bene ragionata dalla poetessa ed egregiamente definita nella sostanza da Cosco che con precisione chirurgica coglie in ogni espressione della Merini la vera significazione astratta, simbolica e laica, oltre l’autrice stessa.

È comunque posta con particolare risalto in questo libro la tolleranza per gli altrui difetti, spicca il rispetto più sincero e totale per tutte le religioni con una speciale reverenza per quella cristiana. Evidente viene da dire che in tutta la sua storia l’uomo ha ampiamente dimostrato di non conoscere, come deve, le leggi naturali, perciò non può lui, sicuro, dare del pazzo a un suo simile, giacché nessuno conosce il vero senso della vita.

Torna in mente Basaglia. E, lenona, la grande legge dell’Amore».

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