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“Madri per sempre” di Federica Storace (Erga edizioni) per una cultura della cura. Una storia e quattro interviste a suore coraggiose

La cultura della cura, come “impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti”. Parola di Papa Francesco, che ha deciso di dedicare la 54a Giornata mondiale della pace,

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La cultura della cura, come “impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti”.

Parola di Papa Francesco, che ha deciso di dedicare la 54a Giornata mondiale della pace, il 1 gennaio 2021, alla cura e di incoraggiare tutti a diventare profeti e testimoni della cultura della cura, per colmare tante disuguaglianze sociali. “E ciò sarà possibile soltanto con un forte e diffuso protagonismo delle donne, nella famiglia e in ogni ambito sociale, politico e istituzionale”.

E proprio l’impegno, la cura, la protezione, l’amore incondizionato della madre e della donna è il tema dell’intenso volume Madri per sempre, fresco di stampa, che Federica Storace, per i tipi di Erga, dedica alla cultura della cura delle madri e ai racconti di quattro suore e del loro vivere la maternità come atto d’amore e dedizione per la salvezza degli altri.

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Federica Storace ©

Ecco che proteggere – una delle azioni caratterizzanti dell’essere madri – diventa cura delle donne nell’economia (Suor Alessandra Smerilli)  cura della donne oggetto di tratta  (Suor Gabriella Bottani), l’accoglienza ai gruppi (Madre Maria Emmanuel Corradini) e l’utilizzo delle nuove tecnologie per l’apprendimento (Suor Caterina Cangià)

Tutto nasce dal racconto autobiografico dell’incontro dell’autrice con Suor Anna Maria, testimonianza del coraggio e dell’amore materno, cui seguono alcuni interventi che narrano vicende da cui la società esce rigenerata, (così come il grembo delle madri dà alla luce la vita), e contribuiscono a edificare il bene comune donando un apporto significativo ed unico. Tutte le protagoniste si sforzano di rendere la comunità una casa accogliente, disposta a farsi carico dei più fragili, per la difesa della dignità e dei diritti della persona.

Il volume è completato da un’analisi delle gestazioni o dei rapporti filiali di alcune figure bibliche (Sara, Rachele, Anna, Rut, Maria, Elisabetta) e storiche, da Antigone a Rosanna Benzi, alle Madri di Plaza de Mayo.

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Suor Alessandra Smerilli

Federica Storace, insegnante di Lettere e Filosofia, vive e lavora a Genova. Sposata, ma­dre di due figli, insegnante, è impegnata nel volontariato educativo. Ha pubblicato “La famiglia non è una malattia grave”, San Paolo 2007. “Banchi di squola”, Macchione Editore 2010. “Impossibili ma non troppo… storie di cuore e fanta­sia”, con Anna Maria Frison, Editrice Elledici 2017.

Alcune sue poesie e racconti sono stati pubblicati in diverse Antologie. Per i ragazzi ha pubblicato la raccolta di storie di ragazzi d’oggi “Scialla e poi splendi”, Placebook Publishing Editore e il racconto illustrato per ragazzi “Il ladro di sogni”, Tomolo Edigiò.

Suor Alessandra Smerilli, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, è un’economista, accademica e religiosa italiana, docente di economia politica e statistica presso la Pontificia Università Auxilium, consultore della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, consigliera per l’economia presso il Consiglio di Stato Vaticano e membro della commissione Donne per un nuovo Rinascimento istituita dal ministro per le pari opportunità e per la famiglia. È socia fondatrice e docente della Scuola di Economia civile e membro del Consiglio Nazionale del Terzo Settore, del Comitato etico di Etica SGR, oltre che del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei Cattolici.

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Suor Gabriella Bottani

“Ricordo quando, ancora novizia, la mia superiora è venuta dirmi che stavano pensando di farmi studiare economia perché avevano bisogno di una persona esperta per l’amministrazione della provincia. Per me quello è stato un momento durissimo: non avevo scelto questa strada per diventare esperta di conti e di economia, pensavo di potermi dedicare ai giovani più poveri, di poter studiare per poter andare a lavorare in una casa- famiglia… (…)

Ho atteso la decisione ufficiale, sperando che cambiasse… e invece no: ho proprio dovuto iniziare a studiare economia. All’inizio l’ho fatto mal volentieri. Ricordo che alla preparazione dei primi esami pensavo: “Se mi vanno male forse mi fanno cambiare tipo di studi”.

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Madre Abbadessa Maria Emmanuel Corradini

E invece ho avuto i primi due trenta… cosa che ha fatto convincere ancora di più le superiore che fosse la strada giusta. (…) E adesso mi ritrovo ad aver fatto un dottorato, ad insegnare all’università, a seguire tanti istituti religiosi che hanno problemi da un punto di vista economico. E colgo che le mie ricerche e approfondimenti sono di beneficio per tanti, ed è proprio quello di cui, forse, oggi, gli istituti religiosi, ma non solo, hanno proprio bisogno.

E mi stupisco ogni volta che ripenso a tutto il percorso. Penso sempre: all’inizio avevo tutte le motivazioni per dire no. Ma se l’avessi fatto, non avrei visto il dispiegarsi di questo disegno. Avrei potuto non vivere l’obbedienza, pensando che ciò che era stato deciso non era adatto a me, ma poi?

Credo che l’obbedienza sia il voto che ci aiuta a sentirci figli e non padroni della nostra vita”. (Federica Storace, Madri per sempre, pag. 130)

Suor Gabriella Bottani, 55 anni è stata insignita della carica di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la totale dedizione con cui da anni è impegnata nella prevenzione, sensibilizzazione e contrasto alla tratta degli esseri umani.

“La vita riserva sempre delle… sorprese. Almeno nella mia vita si sono verificati sempre degli eventi, delle situazioni, sono comparse persone che, in qualche modo, hanno fatto parte di me, sono entrati nel mio cuore, nella mia esistenza e mi hanno motivato anche ad una ricerca più profonda, sia del senso della mia vita personale sia di quello che è il mio agire. Sono incontri molto semplici e molto concreti, con persone che tutti noi potremmo aver conosciuto ma che hanno trasformato il mio essere.

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Suor Caterina Cangià

Un incontro, in modo particolare, mi ha segnata. Quando ero adolescente, giovane, volevo fare l’esperienza missionaria come laica perché mi sembrava quella più adatta a me. Sono stata in Brasile, in un centro per ragazzi di strada e, il giorno prima di partire, un bambino, con cui vivevo, in strutture simili a delle case-famiglia, è venuto vicino, mi ha preso la mano e mi ha detto: “Perché non resti a fare la mia mamma?” Ed io ricordo che questo incontro mi ha sconvolta e mi ha fatto riflettere molto sul senso della maternità, su che cosa significava, per me, essere mamma.

Io sognavo, come tante donne, di trovare un uomo, avevo avuto delle esperienze con dei ragazzi, ero stata fidanzata, ma c’era qualcosa, dentro di me, che mi chiedeva di andare più in profondità e questa ricerca mi ha portato a incontrare una modalità diversa di maternità, che è quella della consacrazione, una scelta che apre la maternità ad un amore che non ha limiti.

È questo che mi ha portato a scegliere di diventare suora missionaria comboniana. Comboni diceva che l’amore di Dio non ha limiti, né di tempo né di spazio e, nella consacrazione missionaria, sentivo che potevo vivere questa totalità dell’amore che mi apriva veramente a superare i confini che, troppo spesso, ci creiamo. E questo è stato il primo passo che mi ha portato verso la realtà dell’impegno contro la tratta delle persone”. (Federica Storace, Madri per sempre, pag. 152)

Madre Abbadessa Maria Emmanuel Corradini, medico, è entrata nell’Abbazia benedettina sull’Isola San Giulio guidata dalla Madre Anna Maria Cànopi. Nel 2012 è stata inviata quale Abbadessa del monastero San Raimondo in Piacenza. Qui ha iniziato la Lectio quotidiana durante le Lodi, aperta ai fedeli. Svolge Lectio e meditazioni aperte ai fedeli, accoglie gruppi per ritiri spirituali e riceve singoli o coppie per colloqui spirituali. “(…) la maternità non è un fatto fisico, ma un fatto di cuore. Una donna può avere anche tanti figli ma non avere atteggiamenti materni, capacità di ascolto, di dolcezza, di tenerezza, di servizio, di abnegazione, di compassione che sono tutti atteggiamenti vivi e veri solo di chi ha un cuore che è infiammato di Cristo.

E allora, quando troviamo persone che vivono malamente i voti e il voto di castità bisognerebbe dire: “Ma dove è finito l’amore iniziale? Dove è finito Colui che ti ha chiamato? Che rapporto hai con l’Amato?”  Perché è questo che ti permette di generare alla vita.

Tutte le persone che vengono a bussare alle porte di un Monastero, a chiedere preghiera, a chiedere colloqui, a chiedere una direzione spirituale, è l’umanità che bussa alla porta, è l’umanità che chiede una parola franca, una parola di speranza, è un’umanità che ha bisogno di essere ascoltata, che ha bisogno di essere presa tra le braccia. Ha bisogno di chi ne asciughi le lacrime, ne condivida i dolori, il pianto e, possibilmente, anche che la aiuti materialmente.

E poi, si esercita ancora di più la maternità, quando, sola davanti a Dio, ti fai pavimento perché gli altri possano camminare su di te. Quando, sola davanti a Dio, ti stendi davanti a Lui, e, come diceva Giovanni Paolo II, ti fai pavimento perché gli altri possano camminare ed arrivare a Dio. Non c’è più la tua vita: c’è la vita degli altri. E allora il cuore si allarga, la dimensione della maternità diventa universale. E, soprattutto, tu ti senti profondamente madre, profondamente realizzata, profondamente a casa”. (Federica Storace, Madri per sempre, pag. 145) Suor Caterina Cangià, “Sister Informatica” è una salesiana di Don Bosco.

In Libano nel 1977, durante la guerra, insegnava francese ai piccoli arabi, che fece partecipare al lavoro scolastico disegnando schede per i vocaboli in più lingue. Rientrata in Italia creò la Bottega d’Europa per insegnare lingue abbinando apprendimento e divertimento. Oggi Suor Caterina Cangià insegna lingue (parla francese, inglese, spagnolo e arabo) con le canzoni e abbinando il teatro alla multimedialità del computer. È anche docente di Pedagogia della comunicazione sociale e mediale all’Università Pontificia Salesiana.

“(…) giorni fa dicevo a una coppia di genitori che iscrivevano il figlio alla Scuola dell’Infanzia che, se avessero scritto sulla mia lapide (chissà quando) Sister, Educatrice perché Madre, avrebbero realizzato un mio grande desiderio (:::).

Mai e poi mai ho pensato di non esserlo, madre. Perché così mi sono sentita sempre, dal primo giorno di professione religiosa e così, forse ancora di più, continuo a sentirmi. Il desiderio di dare di più e meglio che mi fa svegliare nella notte con idee nuove e creative per la didattica e l’educazione non è forse il risveglio di una madre all’appello del figlio? E la fatica costante e l’occupare i miei fine settimana preparando materiali per studenti e docenti e il pensiero costante alla crescita di ciascuno, soprattutto dei più deboli, non sono chiari segni di una maternità vissuta e coltivata? E soprattutto gratificante?” (Federica Storace, Madri per sempre, pag. 166)

Federica Storace – Madri per sempre
Erga Edizioni, Genova – 11,90 Euro
180 pagine – 14 x 21 cm – Brossura
ISBN: 978-88-3298-221-3

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