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LAV – Pellicce: dopo la storica vittoria in Italia, al via la nuova campagna europea “Fur Free Europe” per vietre allevamenti e commercio di pellicce in tutta l’UE

Un anno di tempo per raccogliere 1 milione di firme con la petizione di iniziativa dei cittadini europei e vincolare la commissione UE ad agire LAV: chiediamo il divieto di allevamento e commercio (incluso import) in

LAV-Fur-Free-Europe
Un anno di tempo per raccogliere 1 milione di firme con la petizione di iniziativa dei cittadini europei e vincolare la commissione UE ad agire
LAV: chiediamo il divieto di allevamento e commercio (incluso import) in tutta l’Unione Europea, certi che i cittadini ci sosterranno anche in questa nuova battglia di civiltà di cui siamo diretti promotori, con molte altre  ONG

Inizia oggi, mercoledì 18 maggio 2022, l’ambiziosa nuova Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per introdurre in tutta l’Unione il divieto di allevamento di animali per la produzione di pellicce, così come il commercio di prodotti di pelliccia.

“Oggi abbiamo l’opportunità di porre fine ad una industria anacronistica, crudele, insalubre, da cui la maggior parte delle principali aziende globali della moda ha già pubblicamente preso le distanze passando al fur-free, in linea con il crescente valore di rispetto verso gli animali che milioni di cittadini e consumatori moda dimostrano, con scelte d’acquisto consapevoli e sostenibili.

Numerosi Stati membri, tra cui recentemente anche l’Italia, hanno già vietato gli allevamenti di pellicce; è giunto il momento di estendere questo divieto a tutta l’Unione europea e, per coerenza, vietare il commercio di pellicce e quindi anche l’import da Paesi terzi”, dichiara Simone Pavesi, Responsabile LAV – Area Moda Animal Free, uno dei sette cittadini europei che hanno depositato l’Iniziativa a Bruxelles con Eurogroup for Animals. 

La ICE #FurFreeEurope è stata ufficialmente registrata dalla Commissione Europea il 16 marzo, accogliendo dunque la validità della base giuridica della nostra istanza, con la quale chiediamo:
divieto di allevamento in tutta Europa di animali destinati alla produzione di pellicce.
divieto di commercio di pellicce.

Il contesto europeo è oggi più che mai favorevole al raggiungimento di questo traguardo, infatti:
l’industria della pelliccia sta affrontando una grave crisi economica, sia per la chiusura degli allevamenti (divieti nazionali, focolai in allevamenti di visoni e misure anti-Covid) sia per le dismissioni di queste produzioni da parte dei principali brand globali della moda;

12 Stati membri, tra cui l’Italia, in occasione del Consiglio Europeo dell’Agricoltura del 28 giugno 2021, hanno chiesto alla Commissione UE di esaminare le opzioni per il divieto permanente dell’allevamento di animali “da pelliccia” e di presentare una proposta legislativa per raggiungere questo obiettivo;

la Commissione ha avviato la revisione della legislazione sul Benessere degli animali in allevamento, che include anche gli animali “da pelliccia”; ciò significa che la nuova regolamentazione (entro marzo 2023 è prevista la bozza del Regolamento) potrebbe già includere il divieto di allevamento di animali allo scopo di ricavarne pellicce.

L’Unione Europea deve bandire le pellicce, perché:
le complesse esigenze etologiche degli animali selvatici (quali visoni, volpi, cani procioni, ecc.) non possono essere soddisfatte in allevamento: tenere animali in piccole gabbie e ucciderli solo, o principalmente, a causa del valore della loro pelliccia non può essere più legittimato nemmeno per specie domestiche come conigli o cincillà;

gli allevamenti di animali “da pelliccia” rappresentano un rischio per la salute umana e animale, come dimostrato durante la pandemia di Covid-19, quando centinaia di allevamenti di visoni sono stati colpiti da focolai di coronavirus e nuove varianti sono state trasmesse dagli animali all’uomo;

l’allevamento di pellicce ha un impatto ambientale significativo poiché la concia e la lavorazione delle pellicce comporta l’uso di sostanze chimiche tossiche che peraltro possono ritrovarsi anche nei capi immessi sul mercato. In termini di inquinamento del suolo da metalli tossici, la produzione di pellicce è classificata tra le prime cinque industrie a più alta intensità di inquinamento;

l’industria della pelliccia rappresenta anche una seria minaccia per la biodiversità, con alcune specie allevate, come il visone americano e il cane procione, che sono fuggite dagli allevamenti di animali da pelliccia e ora sono considerate (loro malgrado) Specie Aliene Invasive (IAS), causando impatti negativi sulla fauna selvatica nativa europea.

“I cittadini europei lo chiedevano da tempo e i loro desideri hanno iniziato a cambiare il sistema moda, con molti marchi storici che sono diventati fur free; il Consiglio europeo dell’Agricoltura ha dimostrato che ora c’è anche una volontà politica. Chiediamo alle persone di aiutarci a fare la storia e vietare le pellicce una volta per tutte, e alle istituzioni europee di sostenere l’Iniziativa dei Cittadini Europei Fur Free Europe”, ha commentato Reineke Hameleers, CEO di Eurogroup for Animals. 

L’Italia è stata negli anni uno dei Paesi-guida in Europa contro lo sfruttamento degli animali per la loro pelliccia; grazie alle campagne della LAV abbiamo ottenuto, prima a livello nazionale e poi a livello europeo il divieto per le pellicce di cani e gatti, e successivamente per quelle di foca; lo scorso dicembre abbiamo raggiunto il traguardo del divieto di allevamento di animali per la produzione di pellicce in Italia. Ora è il momento di estendere anche questo storico risultato a livello europeo, e salvare così la vita di milioni di animali”, conclude Pavesi.

Approfondimenti
Il ruolo della LAV contro lo sfruttamento degli animali per la pelliccia
Abbiamo vietato, prima in Italia (2002) poi in Europa (2009), le pellicce di cani e gatti; abbiamo vietato, prima in Italia (2006) poi in Europa (2010), le pellicce di foca; abbiamo vietato l’allevamento di animali per la pelliccia, per ora solo in Italia (2022), ma puntiamo ad estendere anche questo risultato a tutta Europa.

Siamo i promotori della ICE “Fur Free Europe” in quanto componenti del “Citizen Panel” ossia il gruppo dei 7 cittadini europei (come prevede la regolamentazione ECI) che ha formalmente presentato alla Commissione Europea la proposta di Iniziativa dei Cittadini Europei; insieme a noi, ci sono altri sei cittadini di Finlandia, Spagna, Svezia, Danimarca, Germania, Polonia.

Con la ICE Fur Free Europe non chiediamo solo il divieto di allevamento di animali per la produzione di pellicce, bensì chiediamo anche il divieto di commercio di pellicce; ciò significa anche divieto di import da paesi terzi. Nel 2005 LAV è stata impegnata in una campagna nazionale proprio per chiedere il divieto di importazioni di pellicce dalla Cina (una campagna caratterizzata da immagini scioccanti per le modalità estremamente crudeli con cui animali, ancora vivi e coscienti, venivano scuoiati per la pelliccia). Con questa ICE, finalmente, potremo raggiungere anche questo risultato.

Il divieto di allevamento di animali “da pelliccia” in Europa
L’allevamento di animali allo scopo di produrre pellicce è già stato vietato da numerosi Paesi in Europa e principalmente per motivazioni etiche e di benessere animale, poi anche come misura anti-Covid per evitare ulteriore diffusione del coronavirus Sars-CoV-2 e nuove varianti.

Tra divieti vigenti o già approvati che entreranno in vigore a breve in area europea, molti stati hanno già messo al bando gli allevamenti di animali “da pelliccia”: Regno Unito (dal 2000), Austria (2004), Svizzera (2008), Slovenia (2013), Repubblica di Macedonia (2014), Croazia (2017), Lussemburgo (2018), Repubblica Ceca (2019), Serbia (2019), Germania (2022), Belgio (2023), Italia (2022), Irlanda (2022), Norvegia (2025), Estonia (2026), Francia (2026), Bosnia ed Herzegovina (2029).

Durante l’epidemia di coronavirus l’Olanda ha anticipato a gennaio 2021 il divieto precedentemente fissato al 2024; la Svezia e la Danimarca hanno sospeso l’allevamento di visoni per tutto il 2021, la Danimarca ha confermato proroga sospensione a tutto il 2022, mentre l’Ungheria, che non ha mai avuto allevamenti di visoni, ha disposto il divieto di importazione di visoni come misura preventiva anti-Covid contro la possibile delocalizzazione di allevamenti da altri paesi.

Il divieto di commercio di pellicce nel mondo
Negli Stati Uniti le città di Los Angeles, San Francisco, Berkeley e West Hollywood hanno vietato la vendita di nuove pellicce aprendo la strada alla California diventata il primo stato nel 2019 a vietare il commercio. Altre amministrazioni nel Massachusetts, Michigan e in Florida hanno approvato analoga legge.

I provvedimenti di divieto al commercio hanno già superato vittoriosi i contenziosi intrapresi dall’Industria “della pelliccia” in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio.

Nel 2021 anche lo stato di Israele ha vietato il commercio di pellicce.

Fur Free Europe   Fur Free Europe condotta dalla LAV  Cittadini Europei “Fur Free Europe”  ECI Fur Free Europe

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