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Covid-19, circhi e traffici di animali. Allarme LAV e Four Paws: tigri “di seconda classe” in Europa, disparità di protezione tra selvatiche e allevate

Censite 913 tigri in cattività ma 19 dei 36 paesi interpellati sono "reticenti", Italia compresa [Dossier] LAV: Commissione UE fermi export di tigri vive, parti o derivati, l'Italia approvi presto legge di riconversione dei circhi in

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Censite 913 tigri in cattività ma 19 dei 36 paesi interpellati sono “reticenti”, Italia compresa [Dossier]
LAV: Commissione UE fermi export di tigri vive, parti o derivati, l’Italia approvi presto legge di riconversione dei circhi in show senza animali
Video esclusivo su tratte illegali di tigri che alimentano crudeltà per circhi, medicine tradizionali orientali, pellicce

La pandemia Covid-19, la sua origine riconducibile ai mercati di animali vivi (wet markets) molto diffusi in Cina e in altri paesi Asiatici (LAV wet markets e traffico di animali esotici) e il problema della sicurezza sanitaria legata a virus in espansione attraverso il “salto di specie” (spillover) tra animale e uomo, impongono l’adozione di misure urgenti anche per arginare la squallida e crudele tratta di tigri destinate a finire in uso a circhi, medicina tradizionale cinese o al mercato della pellicceria.

Oggi le tigri in cattività sono di fatto “tigri di seconda classe”, in quanto il loro commercio è ancora permesso. Le tigri selvatiche invece sono rigorosamente protette. Il commercio delle tigri compromette gli sforzi internazionali per porre fine al mercato illegale e al bracconaggio. Questo è il tema di un video esclusivo diffuso da LAV, realizzato e concesso dalla TV polacca TVN24, che ha indagato su una storia incredibile che LAV ha contribuito a smascherare: l’odissea di 10 tigri spedite da Latina verso la Russia in uno zoo in Daghestan (notizia di fine ottobre scorso): 1 tigre morì durante il viaggio e un’altra era in fin di vita. Siamo riusciti a evitare il peggio per le tigri sopravvissute e sono state trasferite verso un Santuario di AAP e due Zoo polacchi.

La TV polacca TVN24 ha indagato sulla vicenda e ha scoperto una verità che, se confermata, sarebbe davvero sconvolgente: le tigri probabilmente non dovevano andare a finire in uno zoo in Daghestan (anche perché non sono presenti zoo in quell’area), bensì in Asia o in Cina, dove sarebbero state uccise e smembrate per diventare pellicce o prodotti per la medicina. LAV ringrazia TV Polacca TVN24 per aver concesso l’uso delle immagini per fini non commerciali.

Censite 913 tigri in cattività ma anche 19 paesi “reticenti”: l’indagine di Four Paws, diffusa in Italia da LAV 

Secondo un’indagine svolta da Four Paws (tra giugno e ottobre 2019) che ha coinvolto 28 Stati Membri dell’UE [1] e otto Paesi vicini, nel tentativo di ottenere il numero di tigri in cattività, informazioni sul tipo di strutture in cui risiedono e se vi sia l’obbligo di segnalare a livello centrale le nascite e i decessi degli animali, le tigri censite risultano 913. Ma questa cifra non rappresenta la realtà, poiché 19 paesi (di cui 15 Stati Membri dell’UE) non sono stati in grado di fornire dati, compresa l’Italia. Da resoconti dei media, osservazioni di FOUR PAWS e indagini dei partner locali, risulta chiaro che il numero effettivo di tigri in cattività in Europa è molto più alto.

I risultati delle richieste di informazioni ufficiali hanno inoltre evidenziato gravi discrepanze rispetto ai dati del rapporto CITES SC70 Doc. 51, Allegato 2 (Rev.1) Review of facilities keeping Asian big cats in captivity (2018) [2]. L’utilizzo dei microchip e dei registri TRACES si è dimostrato inefficace in quanto le autorità non conoscono ancora il numero di tigri nella loro giurisdizione. Dai dati e dalle ricerche qualitative è emerso chiaramente che le autorità della maggior parte degli Stati Membri dell’UE non sono a conoscenza e/o non tengono registri relativi al numero di tigri. Purtroppo, ciò non ferma le autorità dal consentire il commercio di tigri e prodotti derivati.

Grazie ai dati sul commercio provenienti dalla banca dati CITES per il periodo 2014-2018, nell’indagine viene tracciato il commercio di questi grandi felini.

I seguenti permessi sono stati rilasciati per tigri vive:
43 permessi di importazione di cui 5 permessi con codice CITES “T” per scopi commerciali.
181 permessi di esportazione di cui 48 con il codice commerciale.

Sebbene siano illegali, Stati membri rilasciano ancora permessi con il codice commerciale anche per i prodotti derivati dalle tigri:
81 permessi di importazione per parti di tigre e derivati, di cui 16 a fini commerciali
58 permessi di esportazione per parti di tigre e derivati, di cui 46 per scopi commerciali.

La ricerca è stata integrata con esempi di pubblicità online che offre tigri e leoni in vendita, e un ampio elenco di incidenti coinvolgenti grandi felini in tutta Europa, che illustrano il rischio per la sicurezza pubblica e la crudeltà verso gli animali.

La mancanza di registrazione, insieme alla mancanza di un database centrale e di una condivisione dei dati per rintracciare i movimenti delle tigri vive all’interno dell’Europa, permette a commercianti illegali di operare senza troppi vincoli.

I dati EU TWIX per il 2014-2018 hanno rivelato che 18 tigri vive e 1.804 parti e derivati sono stati sequestrati dalle forze dell’ordine nazionali. Accettare che si commercino tigri in cattività (in gran parte non registrate) rende la tigre nata in cattività una “tigre di seconda classe”, in quanto non le viene offerta la stessa protezione delle tigri selvatiche, ormai in via di estinzione. Questo va oltre anche la questione etica del sacrificio della vita degli animali per il divertimento o per l’uso in prodotti come il vino di ossa di tigre e il brodo di tigre. Si tratta anche di una questione di sopravvivenza per le specie in libertà, poiché l’incessante richiesta di prodotti derivati dalle tigri (e altri grandi felini) aumenta anche il bracconaggio delle tigri selvatiche [3,4].

L’opinione pubblica europea sostiene con forza misure più severe, con il 91% degli intervistati di sette Stati Membri che si dichiarano a favore della messa al bando del commercio delle tigri, secondo un sondaggio effettuato da Kantar Public nel 2018. L’UE dovrebbe intraprendere azioni adeguate nell’ambito del piano d’azione della Commissione europea contro il traffico di animali selvatici (WTAP), al quale ha aderito nel 2016. Porre fine al commercio delle tigri, e degli altri animali, sarebbe una mossa cruciale e necessaria.

La Commissione UE raccomandi agli stati membri di fermare l’export di tigri vive o parti o derivati. L’Italia porti a compimento la legge per la riconversione dei circhi in spettacoli senza animali e monitori attraverso dei registri, il numero di animali selvatici ed esotici presenti sul territorio

L’emergenza Covid19 rende ancora più urgente la necessità di portare a compimento in Italia la Legge di riforma per la riconversione dei Circhi in spettacoli senza animali: i rischi sanitari legati a una pandemia che potrebbe durare ancora per lunghi mesi, le necessarie restrizioni sanitarie da adottare come i divieti di assembramento, oltre alle evidenti controindicazioni agli spettacoli con animali dal punto di vista etico, etologico ed educativo, impongono al nostro Governo e Parlamento di approvare al più presto questa Legge: “non c’è più tempo per indugiare, o migliaia di animali nei circhi rischieranno di morire di fame, prigionieri delle gabbie e sul baratro di una grave crisi sanitaria, economia, sociale, culturale per l’intero Paese. L’unica scelta possibile è quella che l’Italia avrebbe già dovuto realizzare da tempo, come chiede la LAV (solo) da alcuni decenni: realizzare un circo umano, senza più sottomettere e sacrificare la natura animale per interessi egoistici e di botteghino: quest’era è finita e l’emergenza Covid19, con le sue ‘cause’ scatenanti sulle quali si impone una riflessione, non fa che confermarlo”, afferma la LAV.

A livello europeo, Fours Paws e LAV chiedono l’adozione delle seguenti misure:

1) il rilascio di un Documento di Orientamento da parte della Commissione UE, come primo passo prioritario che raccomandi agli Stati Membri di sospendere l’esportazione e la riesportazione di tigri vive e parti o derivati di tigri;

2) un divieto totale di tutto il commercio intra-ed extra-UE di tigri vive e parti o derivati (importazioni, esportazioni e riesportazioni) con le deroghe di cui al punto 1.

LAV rilancia le richieste con Four Paws, aggiungendo che: “il traffico e l’utilizzo di tigri, così come quello degli altri numerosi animali selvatici ed esotici commerciati o trafficati, rappresenta un vero e proprio rischio sanitario per tutti gli abitanti umani e non Europei e del pianeta Terra, lo stiamo vivendo adesso con il Covid-19 e lo vivremo altre volte in futuro, se l’umanità intera non attua un vero e proprio cambio di prospettiva. Basta quindi alla movimentazione, al commercio, al trasporto, alla ridicolizzazione, quindi all’infinita sofferenza di TUTTI gli animali, sfruttati per qualsivoglia ragione (circhi, zoo, commercio, traffico, medicina tradizionale, approccio scientista obsoleto, industria alimentare, industria della moda, caccia)!”

Approfondimento – Animali esotici e emergenza sanitaria da Covid-19

La grave crisi sanitaria #Covid19 in queste settimane impone – nell’emergenza e nel lockdown che colpisce tutti – l’obbligo per circhi, zoo, ma anche acquari, di continuare a dar da mangiare ai loro animali e a mantenerli nelle migliori condizioni possibili seppure si trovino in prigionia 365 giorni l’anno. Come spiega LAV nelle sue FAQ (n. 19) sul tema, il cibo per trasporto e consegne può e deve essere assicurato come “beni di prima necessità” per tutti gli animali. Anche la deambulazione degli animali nei circhi deve essere assicurata.

Il proprietario e il detentore di un animale, qualunque esso sia, ha sempre l’obbligo giuridico di curarlo in tutto, pena la violazione a titolo omissivo degli articoli 544 bis e 544 ter del Codice penale.

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