I simboli religiosi sul luogo di lavoro: la giurisprudenza sovranazionale tra neutralità e identità culturale
La laicità come valore fondante dell’Unione Europea come si sposa con i simboli religiosi nei luoghi di lavoro? È il tema che sarà affrontato in un convegno promosso dal Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali
La laicità come valore fondante dell’Unione Europea come si sposa con i simboli religiosi nei luoghi di lavoro? È il tema che sarà affrontato in un convegno promosso dal Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali di Unimore. L’appuntamento si terrà lunedì 25 marzo 2024 a Modena.
Quanto è corretto esporre od indossare simboli religiosi nei luoghi di lavoro? Vi sono elementi che creano una discriminazione nella discriminazione? In una società europea sempre più multi variegata come si sta affrontando a livello giuslavoristico europeo e nazionale il tema dei simboli religiosi nei luoghi di lavoro?
A queste domande cercherà di rispondere il convegno promosso dal Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali di Unimore che affronterà il tema “I simboli religiosi sul luogo di lavoro: la giurisprudenza sovranazionale tra neutralità e identità culturale”.
“La discussione sull’uso di simboli religiosi come l’hijab all’interno dei luoghi di lavoro tocca il diritto degli individui di esprimere la propria identità e le proprie convinzioni personali, religiose o culturali, in un contesto pubblico o professionale. Questo aspetto – spiega il prof. Vincenzo Pacillo di Unimore – riecheggia la questione della libertà individuale e dell’autonomia evidenziata da Marcuse sessant’anni or sono nel suo saggio più celebre, L’uomo a una dimensione, in cui il filosofo statunitense sottolinea l’importanza di consentire agli individui la libertà di esprimere la propria identità anche durante il momento di esecuzione della prestazione lavorativa. L’identità personale non è forse protetta in modo onnicomprensivo proprio perché consente alle donne (ma anche agli uomini) di esprimere la multi-dimensione della propria personalità, e così dar vita pienamente alla propria vocazione esistenziale? Quando questo diritto cede di fronte ad una pretesa derivante dal potere privato datoriale? Il divieto di indossare certi capi di abbigliamento può essere visto come un esempio di come le norme sociali e le politiche aziendali riflettano e rafforzino determinate strutture di potere e valori culturali, ovvero come strumenti di controllo sociale che limitano la diversità e l’espressione individuale, in linea con la critica alla manipolazione dei bisogni e alla repressione dell’individualità discussa da Marcuse?”
L’appuntamento, atteso per lunedì 25 marzo 2024 alle ore 15.45 Aula H del Dipartimento di Giurisprudenza (Via San Geminiano, 3) a Modena, sarà introdotto e presieduto dal prof. Vincenzo Pacillo di Unimore.
Il primo intervento, curato dal prof. Fabio Franceschi dell’Università La Sapienza, sarà rivolto alla “Libertà di espressione religiosa e principio di neutralità nel settore pubblico. La Corte di Giustizia UE e l’eterna tentazione del giudizio di Pilato”. La mattina proseguirà con il prof. Pasquale Annicchino dell’Università di Foggia, e membro del panel di esperti OSCE/ODIHR sulla libertà di religione o convinzione, che farà un confronto su “I simboli religiosi sul luogo di lavoro tra Corte di giustizia dell’Unione europea e Corte Suprema degli Stati Uniti”. Infine la dott.ssa Basira Hussen, Mediatrice culturale, parlerà de “La donna a una dimensione? Identità religiosa e neutralità del datore di lavoro nella giurisprudenza europea”.
Il Convegno si svolge nell’ambito del FAR Dipartimentale del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali – Azione 10: La laicità come valore fondante dell’Unione Europea e le relazioni di lavoro.
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